L'80% delle aziende non impone ai propri dipendenti una politica di sicurezza circa la scelta e l'utilizzo di password sicure, mentre circa il 20% delle password utilizzate negli ambienti di business include il nome dell’azienda, semplificandone enormemente l’individuazione da parte di pirati informatici e altri soggetti non autorizzati.
Questi e altri dati sono stati resi pubblici dal report ”Acronis Cyberthreats Report 2020”, una ricerca sulle potenziali minacce globali alla privacy e alla sicurezza dei dati delle organizzazioni di tutto il mondo. Quanto pubblicato mette in luce una serie di comportamenti scorretti e poco lungimiranti che mettono a serio rischio l'integrità delle strutture IT aziendali e la sicurezza dei dati che contengono, e che spesso possono portare a essere vittime di attacchi hacker potenzialmente devastanti.
A peggiorare la situazione vi è la larga diffusione dello smart working a partire dall'inizio del 2020, con i lavoratori già suscettibili di infiltrazioni cybercriminali a causa di dispositivi e sistemi di protezione non all'altezza: la formazione alla sicurezza informatica e la sensibilizzazione su questi argomenti risulta spesso carente, tanto che il 48% dei dipendenti ammette una minore attitudine a rispettare le regole di sicurezza dei dati quando lavora da casa.
La debita formazione del proprio personale sulle "best practice" da tenere in ambito di sicurezza informatica è un passo fondamentale per le aziende: la mancanza di messa in pratica e rispetto delle regole può facilmente vanificare le spese affrontate per l'adozione di sistemi di sicurezza e mettere in pericolo i dati e la stabilità dell'azienda.